L’identità riflessa: la comunicazione come specchio
La comunicazione come specchio!
Chi sono? Come sono?
C’è un concetto importante che definisce uno degli scopi più sottovalutati della comunicazione: gli altri sono lo specchio per la nostra identità.
La comunicazione non si limita a soddisfare bisogni circoscritti come per lo scopo strumentale, espressivo o di funzione di ruolo. Comunicare è fondamentale per ognuno di noi, non solo per sapere che esistiamo, ma per scoprire chi siamo.
Ognuno di noi definisce la propria identità rapportandola alla diversità altrui.
Abbiamo la necessità psicologica e fisica di guardarci attraverso degli specchi e di riconoscerci. Paradossalmente, per riconoscere la nostra unicità, gli specchi più idonei sono proprio le persone molto diverse da noi. Questo è il processo comunicativo che l’uomo ha sviluppato per identificarsi e percepirsi. Martin Buber afferma: “l’Io si realizza nel rapporto con il Tu” (Io e Tu).
Perché abbiamo paura di relazionarci con chi è diverso da noi?
Perché le differenze possono mettere in discussione le nostre certezze e persino il concetto di identità che abbiamo consolidato come valido. La diversità ci spinge fuori dalla nostra zona di comfort. Inoltre, la paura del confronto con ciò che non conosciamo può generare frustrazione, ansia o nei peggiori dei casi riluttanza. Tuttavia, proprio attraverso le interazioni possiamo crescere e arricchire la comprensione di noi stessi e di un mondo in continua evoluzione.
Siamo sia causa che effetto dei nostri atti comunicativi.
L’autostima e la considerazione che abbiamo di noi stessi sono condizionate dall’esito delle nostre relazioni e dalla qualità di queste ultime. Dal feedback che riceviamo dall’esterno, possiamo percepirci come più o meno adatti o capaci e sentirci in armonia con l’ambiente che ci circonda.
Charles Cooley sottolinea che “gli altri sono lo specchio per la nostra identità” (Human Nature and the Social Order). Da estendere in un dialogo molto più complesso!
Perché è così complesso?
Il concetto sembra semplice: allora perché questo processo comunicativo è tra i più complicati? La comunicazione richiede interpretazione di segnali, emozioni e intenzioni in un contesto dove le differenze culturali e personali giocano un ruolo fondamentale.
Edward Hall (1914-2009 – antropologo americano) parlava di sfide della comunicazione interculturale. Sottolineava come le differenze culturali possano creare incomprensioni. Le diverse percezione che ognuno ha del mondo circostante e la cultura possono portare a conflitti e fraintendimenti. (Beyond Culture).
La comunicazione è un processo complesso, ci aiuta a esplorare ed affermare la nostra identità attraverso il riflesso degli altri. Ogni interazione ci offre un’opportunità per conoscere meglio se stessi, per crescere intellettualmente e moralmente.
Non bisogna aver paura di comunicare, in comunicazione si sbaglia spesso, non esiste la perfezione, perché appunto essa si basa su una grande quantità di elementi che si sviluppano e articolano in una grande quantità di processi. L’importante è intraprendere la strada della consapevolezza, capire cosa può scatenare la comunicazione sia nella sua flessione positiva che negativa.
Bibliografia
- Buber, M. (1923). Io e Tu.
- Cooley, C. H. (1902). Human Nature and the Social Order.
- Hall, E. T. (1976). Beyond Culture.
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